Sito archeologico di Aricia, l'antica Ariccia. Il sito archeologico di Aricia rappresenta le origini del paese situato tra le bellezze naturalistiche dei Colli Albani. Ariccia, oggi centro dalle molteplici architetture di interesse e dalla interessante storia, venne fondata dopo l’esperienza della città di Aricia.
Il nome si ritiene derivare dall’area boschiva dedicata alla dea Diana Aricina, mentre la sua esistenza è antecedente all’epoca romana. Fu durante quest’ultima, però, che l’insediamento si sviluppò, poiché situato sulla Via Appia. Popolata dagli Aurunci, Aricia dovette capitolare quando si scontrarono durante la contesa di alcune terre. Man mano che la città cresceva, in prestigio ed in popolazione, l’impianto urbano si fece più ampio e strutturato. Un duro colpo fu assestato alle terre ariciane dalla discesa dei Visigoti, quando Alarico, loro condottiero, si profuse in scorrerie che minarono l’assetto. Le ulteriori incursioni a danno della città, da parte dei Saraceni, portarono alla decadenza della stessa. Nel tempo l’impianto urbano dell’odierna Ariccia, il suo centro storico, prese il posto dell’acropoli di Aricia, continuandone la storia. Feudo di buona importanza per le sue terre fertili che favorivano l’agricoltura, trovò nelle varie signorie che si avvicendarono, alcuni proprietari che ne guidarono la rinascita.
Alcune porzioni urbane del passato di Ariccia sono rinvenibili nel sito archeologico di Aricia, un’area dove molteplici parti di strutture antiche si possono osservare. Nonostante non si tratti di un parco archeologico, l’intenzione è quella di preservare i resti delle costruzioni e delle infrastrutture, rendendole visitabili dai viaggiatori in cerca di tracce del passato dei Castelli Romani. Recentemente è stata, inoltre, rinvenuta una sezione della muratura difensiva della fortificazione arcaica ad aggere. Non solo, in questi anni è stata ritrovata una spada del periodo imperiale, sepolta al di sotto di un torrione di avvistamento. Al momento del crollo, negli anni Settanta del Novecento, la spada fu catalogata e non più messa in mostra, mentre ne fu ordinato un restauro sul finire del Duemila.