Stirpe draculea ad Acerenza, leggende della Basilicata. La cripta della Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio ad Acerenza è un luogo molto apprezzato dai turisti che amano godere delle preziosità del nostro Paese e della Basilicata, dagli amanti della storia e delle tinte curiose che questa a volte riserva.
L’argomento apre la via alla sfumatura più occulta della storia di questa cripta. Se all’esterno possono essere scorte creature scolpite nella pietra durante l’atto di mordere sul collo due donne. Più verosimilmente, ma tanto ancora non pare chiarificato, si tratterebbe di scimmie nel mentre della copulazione e con ciò avvalorando la tesi che siano state poste all’esterno quale ammonimento a non portare all’interno il peccato, le nefandezze, l’interno riserva alcune sorprese.
Alcuni dipinti della cripta, in effetti, riporterebbero santi lontani dal culto religioso del potentino, San Giorgio e Sant’Andrea, patroni della Romania.
La più suggestiva delle tesi è però più coerente con le origini della moglie del conte Ferrillo, Maria Balsa, che si dice essere appartenuta alla stirpe dei Drăculești, poiché figlia del regnante di Romania Vlad III di Valacchia, ispirazione di Bram Stoker nella scrittura del romanzo Dracula.
Sottratta alla guerra in atto al tempo ed affidata al Re di Napoli Alfonso d’Aragona, fondatore dell’Ordine del Drago assieme – tra gl’altri - a Vlad II (nonno di Maria), questi l’avrebbe data in isposa al nobile napoletano Giacomo Alfonso Ferrillo. E pare infatti che sia stata proprio la contessa a finanziare i lavori di restauro della cattedrale. Ancora, il blasone di Maria Balsa presente all’esterno della cattedrale ed all’interno della cripta, è quello del dragone alato, fermo rimando all’Ordine del Drago ed alla stirpe familiare. Ma non solo. Su di un cornicione al lato sinistro dell’ingresso della cripta, compaiono i profili di conti, mentre sempre sullo stesso piano e con ciò intendendo si trattasse di un parente abbastanza prossimo, fa mostra di sé un volto scolpito con le narici dilatate e barba a riccio, stessi stilemi del drago (Dracu) che Santa Marina d’Antiochia ha sotto, nell’affresco laterale.
Più fantasiosi, benché ancora una volta suggestivi, sarebbero taluni particolari nei dipinti, dal gioiello sul copricapo indossato da Vlad III (padre di Maria Balsa) nel più celebre dipinto, strettamente simile a quello della collana nell’affresco dell’Adorazione dei Magi, al copricapo dell’uomo raffigurato nella stessa opera in ginocchio, similare a quello indossato dal regnante di Romania.
Le teorie, passando per la costruzione della cripta per omaggiare la redenzione del padre della Balsa, accrescono il fascino di questa mirabile opera di culto.