Abbazia del Goleto, spiritualità in Irpinia. L’area campana è una terra dal sapore antico, un passaggio tra la natura incontaminata che ha saputo accogliere l’opera umana ed integrarla con le proprie meraviglie.
Boschi e distese verdi abbracciano la storia dell’uomo e donano luoghi dove godere di un’avvolgente aura di serenità e riconciliazione con l’ambiente e la propria interiorità.
La via Appia, infrastruttura romana che legava Roma ai territori del Sud Italia, gli snodi nevralgici dei pellegrinaggi medievali, hanno reso alcune antiche strade affascinanti. In questi luoghi, nel tempo, sono sorti maestosi fabbricati di culto, abitati da monaci e religiosi.
Abbazia del Goleto, spiritualità in Irpinia
L’Abbazia del Goleto è una realtà secolare quanto vitale, situata nella più verde Irpinia a confine tra i comuni di Sant’Angelo dei Lombardi e Lioni, piccole gemme dell’avellinese. Spiritualmente significativa, la struttura abbaziale risale, nel suo nucleo primordiale, al Medioevo, figlia di secoli di fioriture monastiche. La storia del luogo è legata alla figura di San Guglielmo di Vercelli, che nella pianura di Goleto fece edificare un monastero tra le cui mura vennero ospitati monaci di entrambi i sessi. Qui, visse sino alla sua scomparsa nel primo luogo monastico da lui fondato.
I suoi anni vissuti in eremitismo, il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, condizionarono la sua esistenza e ne aprirono gli orizzonti sino a portare il culto mariano e far erigere il monastero di Santa Maria del Goleto, nel XII secolo. L’abbazia divenne ben presto un riferimento spirituale, attirando fedeli e vocazioni, venendo impreziosita via via che il prestigio della comunità monastica cresceva.
Alcuni secoli dopo, nonostante l’Abbazia del Goleto godesse di particolare favore e fosse fiorente l’economia dell’area irpina, vi furono le prime avvisaglie del declino.
Il declino
L’epidemia di peste, devastante evento che si verificò attorno alla metà del XIV secolo, decimò la popolazione. Il declino del monastero, divenuto irreversibile sul finire del secolo successivo, rese necessario l’intervento di Papa Giulio II. Agli inizi del XVI secolo egli diede disposizioni di sopprimere la comunità quando si fosse verificata la scomparsa dell’ultima badessa. Alcuni anni dopo, alla morte di questa, monaci e monache appartenenti al Goleto, furono accorpati alla comunità di Montevergine. Mantenuta, comunque, la presenza di alcuni religiosi, i corpi di fabbrica furono sottoposti a manutenzione ed il complesso poté riprendere a funzionare sino al XVIII secolo.
Le soppressioni napoleoniche, videro la cancellazione delle confraternite e degli ordini religiosi, con l’incameramento dei beni di queste, ad eccezione di quelli adibiti ad educazione e formazione. L’Abbazia del Goleto, così, seguì la sorte di molti altri istituti, iniziando un lento ed inesorabile declino, tra disinteresse ed espoliazione delle opere artistiche.
Duramente colpito dal sisma del 1980, il complesso perdette buona parte delle strutture antiche. Oggi i restauri conservativi delle costruzioni originali e migliorativi gli altri corpi, salvaguardano e mantengono il valore storico ed architettonico del luogo.
Architettura di un luogo senza tempo
Il complesso dell’Abbazia del Goleto è articolato e suddiviso in più edifici. La chiesa superiore, dedicata a San Luca, è datata alla metà del XIII secolo. La cappella è suddivisa in due navate il cui solaio è retto da volte a crociera. Più antica, la Torre dei Quattro Venti fungeva da campanile, frutto dell’ispirazione romanica dell’architettura del tempo. Sebbene inizialmente dovesse fungere da elemento difensivo, finì per avere diverso ruolo, quando le sue resistenti mura diedero ospitalità alle campane. Realizzata in pietra locale, non è caratterizzata da particolari ornamenti, risultando ben sobria.
Della chiesa del Santissimo Salvatore è possibile scorgere unicamente le rimanenza dell’abside, ma quando fu costruita faceva parte del monastero maggiore, quello femminile, comprendendo parte di quello maschile. La torre Febbronia prende il nome da una delle badesse che ressero negli anni l’attività del Goleto, un fabbricato dall’aspetto solenne costituito da blocchi eretto per la difesa. Innalzata a metà del XVII secolo, rispecchia anch’essa lo stile romanico e deve i propri materiali ad un mausoleo romano.
Il Settecento
Il terremoto del 1732 si abbatté con furia sul complesso abbaziale, rendendo improcrastinabile un restauro, che culminò nella progettazione della Chiesa Grande, che, sfortunatamente non venne mai completata. La soppressione degli ordini religiosi, su ordine di Giuseppe Bonaparte, segnò la fine dell’esperienza monacale.
Abbazia del Goleto, spiritualità in Irpinia – La rinascita
Abbazia del Goleto, spiritualità in Irpinia – La rinascita. Sul finire del Novecento, negli anni Settanta, un monaco, padre Lucio Maria de Martino, prese dimora tra le spoglie del monastero. Appartenente all’Ordine di San Benedetto, egli prese i voti a Montevergine e fu ordinato sacerdote sullo spirare degli anni Trenta. Dopo aver dato il proprio contributo in alcune realtà siciliane e della Basilicata, scelse la Campania dell’avellinese per dimorare e vivere in forma ascetica. L’interesse destato per il monaco, che stazionò tra le rovine sino al 1987, riportò l’attenzione verso il l’Abbazia del Goleto.
La ricostruzione ed il restauro dell’area, ha riportato alla luce parte delle strutture che si credevano perdute, consolidando quelle sopravvissute a terremoti ed incuria. I lavori, curati dal Ministero dei Beni Culturali in armonia con la Soprintendenza delle Belle Arti di Avellino e Salerno, hanno ridato slancio alle attività del complesso.
Nell’ultimo decennio del Novecento si è stabilita nei rinati locali abbaziali, una comunità di Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, che ne amministra l’indirizzo spirituale.
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