Il Palazzo baronale di Orsara di Puglia rappresenta una parte importante della storia del borgo pugliese. Il complesso abbaziale di Orsara di Puglia, eretto dai monaci della regola di San Basilio sul precedente edificio di culto e sulla grotta di San Michele, fu nel XVI secolo acquistato dalla famiglia nobile dei Guevara, che ne dispose i lavori per accogliere le esigenze residenziali.
Le strutture del monastero e dell’abbazia di Sant’Angelo de Ursaria, infatti, vennero modificati per ospitare la nobiltà, mantenendo solo alcune porzioni del complesso.La struttura del Palazzo baronale di Orsara di Puglia, infatti, nasce come monastero dell’Abbazia, già esistente nel XI secolo. Quest’ultima, fu costruita inglobando una grotta, luogo di culto rupestre, dedicata a San Michele Arcangelo, e divenne parte della gestione dei beni ecclesiali svolta da monaci basiliani e appartenenti all’Ordine di San Benedetto, quando questi si insediarono. Successivamente, nel XIII secolo, i monaci dell’Ordine militare di Calatrava furono assegnatari dell’edificio e delle sue pertinenze, che utilizzavano per svolgere i propri compiti. Tra gli altri, vi era anche la mansione di monitoraggio della colonia araba costituita da Federico II di Svevia, e trasferita dalle terre sicule a quelle pugliesi di Lucera.
Il monastero venne dismesso alcuni anni dopo e con l’acquisizione del sito da parte dei Guevara, mutò la propria destinazione. Il Palazzo baronale di Orsara di Puglia permetteva, per via di un affaccio privilegiato sulla chiesa, di presenziare alle funzioni religiose pur rimanendo all’interno della costruzione; allo stesso modo, la posizione agevolava il collegamento con il Palazzo della principessa di Solofra, splendida struttura posta al di là della odierna piazza dedicata a Giuseppe Mazzini.
La proprietà del fabbricato è ancor oggi in maggior porzione privata, essendo parte di esso tornato nel novero dei beni ecclesiali, amministrati dalla diocesi Lucera-Troia.
Attraversando l’arco in pietra scolpita ci si immerge nella storia dei luoghi e si respira un’aria di antica signorilità.