Forte Malatesta di Ascoli Piceno, il guardiano silente. La rocca ascolana si innalza superando la fitta natura boschiva in cui appare immersa e senza contatto con la città, salvo che per un ponte. Eppure, la sua altezza le permette di vegliare sull’abitato, presidiandone uno degli ingressi.
L’edificio è austero, con poche concessioni all’ornamento, eppure comunica fascino ed eleganza, oltre a dare idea di una solidità capace di sfidare vittoriosamente il tempo. Crocevia del fiume Tronto e del torrente Castellano, il capoluogo di provincia marchigiano è avvolto dai monti che fanno da sfondo alla fortezza. Distinto dai parchi naturali del Gran Sasso e dei Monti Sibillini, il territorio di Ascoli Piceno è un forziere al cui interno i tesori splendono di una luce secolare.
Forte Malatesta di Ascoli Piceno
Il Forte Malatesta di Ascoli Piceno sorge sulle rovine di un’antica stazione termale di epoca romana, la cui struttura è in parte ancora visibile. Dalla fonte sgorgava acqua, che veniva raccolta in alcune vasche per merito di condutture. Una porzione di copertura della conduttura è sopravvissuta e della stessa si osserva la particolare tecnica di posa dei mattoni, l’opus reticulatum.
Nel XIV secolo, i rapporti con alcuni centri confinanti, feudi in contrasto tra loro, imponevano la costituzione di un sistema difensivo che salvaguardasse il territorio. L’allora signore del feudo ascolano, divenuta la città solo in seguito all’Unità d’Italia Ascoli Piceno, Galeotto I Malatesta commissionò la costruzione di una roccaforte. Il conflitto con la città di Fermo e la necessità di amministrare il feudo, portarono il nobile alla costruzione di un edificio che potesse assolvere al duplice compito. Nonostante fosse già presente una fortezza tra le terre di Ascoli Piceno, Malatesta preferì farne realizzare una nuova.
Fortezza Pia
La Fortezza Pia, giunta ai tempi odierni in forma di soli ruderi, è precedente alla roccaforte malatestiana, ed era parte di una più ampia difesa. Anch’essa solida ed imponente, non ebbe un’esistenza semplice, vedendosi ricostruita più volte ed in ultimo smantellata durante l’occupazione francese. Le vicende la resero protagonista anche di una riedificazione da parte di Galeotto I Malatesta, che però, come detto, non la elesse a dimora.
Forte Malatesta di Ascoli Piceno – Il rifacimento cinquecentesco
Il rifacimento cinquecentesco del Forte Malatesta di Ascoli Piceno si deve all’intervento di Papa Paolo III. Esponente della famiglia Farnese, egli fece completamente riorganizzare la precedente fortezza, nel corso del tempo devastata da tumulti popolari e donata alle Clarisse. Dopo l’esperienza di luogo spirituale, che vide la fortezza divenire chiesa di Santa Maria del Lago, una nuova vita l’attendeva. Con l’acquisizione del feudo da parte dello Stato Pontificio, i lavori di rinnovamento furono affidati ad Antonio da Sangallo Il Giovane. Questi, incorporando la chiesa di inizio secolo, e facendone il mastio dell’incastellamento, riunì in un complesso le precedenti vite del sito.
Il guardiano silente
Il Forte Malatesta di Ascoli Piceno si distingue dall’intenso verde della natura marchigiana con il chiarore delle mura in travertino bianco, su cui svetta la copertura in coppi del mastio. Al di sotto del tetto, si apre una balconata delimitata da una balaustra a sua volta sorretta da un cornicione, anch’esso in pietra. Le facciate della torre principale, l’allora chiesa di Santa Maria del Lago, mostrano cornici marcapiano e finestre dai lineamenti gotici. I corpi di fabbrica disegnano volumetrie ampie, che nell’insieme rendono armoniosa la struttura, pur mantenendo una percezione di solennità
Gli ultimi anni del XVIII secolo furono quelli in cui, dismessi i panni residenziali, la fortificazione ascolana fu adibita ad infrastruttura militare. Lo Stato Ecclesiastico ne ordinò il rinnovamento al fine di ospitare le truppe.
I primi anni dell’Ottocento segnarono una ulteriore destinazione a cui andò incontro il Forte Malatesta di Ascoli Piceno. I locali furono riadattati per dare alloggio a detenuti e guardie, essendo designati per collocarvi il carcere giudiziario.
Museo dell’Alto Medioevo
Con l’avvio dei lavori per la Casa circondariale di Marino del Tronto, negli anni Settanta del Novecento, il Forte Malatesta di Ascoli Piceno si avviava ad una nuova esistenza. Agli inizi del decennio successivo, il nuovo istituto carcerario entrò in funzione e l’antico maniero fu liberato anche della sezione semiliberi.
A partire dai primi anni del nuovo millennio, la fortezza ha donato i propri spazi per uno scopo di trasmissione di cultura. Con l’istituzione del Polo Museale Forte Malatesta si diede il via ad un processo di predisposizione di strumenti per fare dell’ex carcere un museo. Nel 2014 il Museo dell’Altro Medioevo si trasferisce nella rocca malatestiana. Qui gli strumenti e le dotazioni multimediali permettono l’incontro tra storia e modernità.
I reperti del sepolcro longobardo, i corredi funerari rinvenuti, hanno costituito il corpus dell’esposizione museale, a cui si aggiungono le sculture.
Le opere di Antonio Marras – Diario di Viaggio
“La mia trasferta nelle Marche per alcuni scatti e per rivedere cari amici fotografi, aveva una tappa ben precisa segnata nel taccuino. Ascoli merita certamente ben più di una visita di alcuni giorni, ma alcune delle bellezze che conta sono visibili in un tempo non particolarmente lungo. Storia ed archeologia impregnano gli ambienti, ma non solo. Alcune opere di Antonio Marras, collocate temporaneamente, ammantano di ulteriore fascino pareti e sale.“.
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